lunedì 20 settembre 2010
A QUALCUNO PIACE CALDO
A QUALCUNO PIACE CALDO
(Some Like It Hot)
Regia: Billy Wilder
Produzione: USA
Anno: 1959

Genere: Amori e inganni

Sceneggiatura brillante e senza attimi di pausa, personaggi che fin dalle prime battute risultano già splendidamente delineati, tempi comici perfetti: si potrebbe andare avanti così per molto con queste banali considerazioni per descrivere una commedia perfetta in cui, nella Chicago dei gangster e del proibizionismo, le vicende di due musicisti squattrinati e pronti a tutto per sbarcare il lunario si fondono con quelle di un'orchestra femminile, per dare vita a incontri romantici impensabili e a mirabili performance en travesti di due attori in stato di grazia, e in cui i classici spunti amorosi trovano il loro oggetto più ambito nella più sensuale e affascinante creatura che sia mai apparsa su uno schermo cinematografico.

Da vedere assolutamente.

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posted by Martin at 00:09 | Permalink |


6 Comments:


At 9/22/2010 05:32:00 PM, Blogger Luciano

Mai stato totalmente d'accordo con te come in questo caso. Un cult.

 

At 9/22/2010 11:14:00 PM, Blogger Martin

Potrei andare avanti per anni guardando solo film "vecchi" che non ho ancora visto e sarebbero di livello superiore alla stragrande maggioranza dei film che escono attualmente al cinema.
E' una cosa che fa riflettere non trovi?

 

At 9/23/2010 04:01:00 PM, Blogger Luciano

Senza dubbio. Ho riflettuto molte volte ma non ho mai approfondito. Forse perché il cinema era giovane e guardare ogni fotogramma era come esplorare un continente, mentre adesso siamo abituati ad un mondo che comunica solo per immagini stereotipate. Si tratta, come direbbe Greenaway, di mettersi a studiare la grammatica perché abbiamo cominciato a parlare uno slang impoverito e sciatto, siamo analfabeti della visione, abituati a vedere solo la superficie dell’immagine. Forse.

 

At 9/24/2010 12:50:00 PM, Blogger Martin

Quindi mi pare di capire Luciano che secondo te, lo scadimento delle proposte attuali sia un "gioco al ribasso" tra produttori e pubblico.
Ho capito bene?

 

At 9/24/2010 03:22:00 PM, Blogger Luciano

Sono solo supposizioni. Non pretendo di “spiegare” il problema. Non vorrei aggiungere retorica ad altra retorica, ma ritengo che il gusto sia cambiato o per lo meno il gusto del grande pubblico, anche se è vero che brutti film sono sempre stati fatti così come pure oggi vengono prodotti ottimi film. Forse non c’è una regola, ma ho la sensazione che in generale, se si escludono gli appassionati, si va al cinema per vedere la superficie del mare senza voler fare la conoscenza della flora e della fauna che vive sotto le acque. Fretta, stanchezza che obbliga a farsi trascinare dalla corrente, e soprattutto paura di ciò che ci riserva il futuro e pertanto desiderio morboso di lasciarsi trascinare dalla “torcida”, perché conoscere è doloroso: queste le probabili cause. Forse c’è in atto un vero e proprio gioco al ribasso anche se è pur vero che vengono prodotti ottimi film e inoltre il cinema inteso come arte deve sempre proporre nuovi modi della visione rischiando, come spesso accade, di piacere a pochi. Non vedo insomma l’intento di andare al cinema per analizzare, capire, costruire o decostruire, ma solo tanta voglia di giocare e questo può anche andare bene, perché, per carità, in generale non sono contrario al gioco, ma non riesco a entrare sino in fondo in sintonia con un certo modo di vedere che consiste nel guardare un film come se si stesse giocando con la play station. Per assurdo potrebbe anche andarmi bene questo, ossia andare al cinema e giocare col film, ma allora datemi un joystick e fatemi interagire con i personaggi anche se forse lo spettacolo che ne risulterebbe non potrebbe essere più definito cinema. Ehm… non dare troppo peso a quanto scritto sopra… si tratta solo di pensieri espressi in libertà senza aver svolto prima un’accurata analisi del fenomeno.

 

At 9/27/2010 03:25:00 PM, Blogger Martin

Ti dirò, trovo particolarmente apprezzabile vederti, per una volta, navigare a vista, ci mostra un aspetto nuovo di te Luciano.
E in particolare trovo interessante il discorso sul Cinema che un tempo "costruiva" il proprio linguaggio mentre ora subisce quelli che provengano dall'esterno.
Probabilmente è un fatto inevitabile nell'era della comunicazione digitale, in cui l'assuefazione "comunicativa" necessita la reiterazione continua degli stessi schemi, senza i quali non si riesce a farsi ascoltare.