mercoledì 15 luglio 2009
SUSSURRI E GRIDA
SUSSURRI E GRIDA
(Viskningar och rop)
Regia: Ingmar Bergman
Produzione: Svezia
Anno: 1972

Genere: Esistenze in bilico

Ogni istante è scandito da dissolvenze in rosso, colore di un sangue (vita) che non c’è più, che esiste solo come conseguenza d'atto violento, così come rosso è anche il colore di tutti gli ambienti, e, per contrapposizione, tutto questo viene usato per descrivere un universo fin troppo gelido, dominato in gran parte da meschinità e falsi sentimenti, in cui solo la sorella moribonda apprezza davvero la vita, contrariamente a due sorelle diversamente egoiste.

Merita una visione (pur con le difficoltà ad avvicinarsi a questo mondo privo di emozioni)
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posted by Martin at 21:52 | Permalink |


8 Comments:


At 7/16/2009 11:47:00 AM, Anonymous iosif

l'ho visto davvero tanti anni fa, ma è rimasto il mio bergman preferito. certo dovrei rivederlo, ma il fatto che a distanza di tanto tempo rimangano ancora impresse delle scene molto forti (la domestica che abbraccia la malata come fosse una bambina, l'automutilazione, i primi piani sulle espressioni sospese), non me lo fa ricordare come un film privo di emozioni. i personaggi, compreso la domestica, che sfrutta la malata per colmare il vuoto della morte della figlia, mostrano tutti forti emozioni, anche se, come dici anche tu, esclusivamente egoistiche. seguendo, in questo modo, un punto di vista amaramente realistico.

 

At 7/16/2009 02:22:00 PM, Blogger Martin

Quello che dici lo capisco e in parte lo condivido anche.
Il problema forse è che le poche vere emozioni in realtà non escono, rimangono rinchiuse in quel microcosmo familiare asfittico.
Oltre al fatto che queste stesse emozioni vengono in parte soffocate da tutto il contorno di falsità, finzione e ipocrisia.
Le scene che giustamente citi sono quasi tutte statiche, immagini che "congelano" la narrazione in maniera distaccata e quasi irreale.
Per tutti questi motivi il film nel suo complesso mi ha lasciato una sensazione di disperata freddezza.

 

At 7/16/2009 05:21:00 PM, Anonymous iosif

vero, quello dell'abbraccio è un vero e proprio quadro. molto doloroso.
quel che credo, ma, ripeto, dovrei rinfrescare la visione, è che la "disperata freddezza" sia di per sè un sentimento molto forte, così come la sofferenza personale, egoistica in senso letterale, è per forza di cose la sensazione più forte e sincera che una persona possa provare.
credo che tu, quando parli di freddezza, in buona parte ti riferisca alle scelte espressive. il distacco è innegabile, ma per me fa la grandezza del film, e paradossalmente lo rende estremamente incisivo.

 

At 7/16/2009 09:01:00 PM, Blogger Martin

Film come questi sono dei "mondi" la cui ricchezza ci permette di confrontarci in maniera così approfondita e già questo è segno che si tratta di un'opera di spessore raro.
Per spiegarmi meglio quello che volevo sottolineare non era l'inespressività dei personaggi o del film in generale, che anzi riesce bene comunicare angoscia e disperazione.
Probabilmente si tratta di una difficoltà personale a entrarvi in sintonia, a "entrare" nella vicenda e nei personaggi.
Ad esempio questo effetto non me l'ha fatto Persona, rivisto di recente, in cui malgrado l'ambiguità e la cripticità della narrazione ho raggiunto un coinvoglimento maggiore.
E questo non toglie che si tratti di un film formalmente perfetto.

 

At 7/19/2009 11:37:00 AM, Anonymous AlDirektor

Complice una strana fatalità :D è un film che ho visto poco tempo fa. E ci ho pensato parecchio prima di dire qualcosa. Magari recupero altro di Bergman e poi esprimo un opinione. Di sicuro è un film che fa "male". Autodistruttivo per lo spettatore (non in senso negativo però eh).

 

At 7/19/2009 10:17:00 PM, Blogger Martin

Detta così sembra una cosa brutta davvero ;-)

 

At 7/20/2009 01:43:00 PM, Anonymous AlDirektor

:D Infatti ho precisato "non in senso negativo". Per autodistruttivo intendo che visivamente è doloroso per chi lo guarda, per l'argomento che tratta e per il modo in cui ci viene mostrato.

 

At 7/20/2009 05:28:00 PM, Blogger Martin

Si si avevo capito.
In effetti è un film che colpisce duro, anche se personalmente ho partecipato alla rappresetnazione di questo universo femminile con un certo distacco, a un tempo colpito dal dramma ma estraneo ad esso.